Le parole hanno sempre un pesoe ognuno di noi ha provato personalmente come ognisingola parola, possa ferire oppure possa essere di conforto.
Come genitori,sappiamo bene che in presenza di un Disturbo Alimentare le parole hanno un peso fondamentale, per questo motivo abbiamo deciso di condividere lenostre esperienze nella speranza di poter far riflettere sull’importanza della comunicazione.
Resta inteso, che quello che segue non è,e non vuole essere, un documento convalidità psicologica o scientifica, questo lo lasciamo agli operatori che sanno con professionalità dare le giuste indicazioni; noi vogliamo solo arrivare ai genitori e provare a non farli sentire inadatti, insensibili, sbagliati.
Si dice che i Disturbi alimentari siano “le malattie dell’anima”.
L’anima è difficile da curare,l’anima si cura con l’ascolto, le attenzioni, la presenza e sicuramente con le giuste parole.
I medici specializzati nel trattare questi disturbi ci insegnano come sia importante soppesare ogni termine, ogni frase, perché spesso il messaggio che vogliamo trasmettere non è quello che inviamo.
Spesso diamo per scontate troppe cose e omettiamo di dirle, spesso non ascoltiamo con attenzione e non riconosciamo il peso delle parole che ci vengono regalate.
E’ quindi essenziale ASCOLTARE con la massima disponibilità e riuscire a trovare una comunicazione EMPATICA con i nostri figli.
Non è semplice, perché nel momento in cui si presenta il disagio la famiglia ne viene travolta e stravolta; cambiano all’improvviso tutti gli equilibri, il non aver capito o non voler accettare che questi comportamenti sono dettati da una vera e propria patologia e non da una libera scelta della figlia o del figlio, ci porta a pronunciare tante frasi chepossono ferirla profondamente e inutilmente
Possono essere:
- Ma perché ti comporti così? Ma cosa abbiamo fatto di male perché tu ci faccia questo?
- Ma cerca di ragionare e smetti di essere così egoista?
- Vuol proprio dire che non sai cosa sono i problemi, ti abbiamo dato tutto e questo è il risultato!
- Non ti vedi? Sei uno scheletro che cammina
- Ma quando la smetterai con questa fissazione?
- Sei la nostra più grande sconfitta, per fortuna che i tuoi fratelli non sono come te
Queste frasi sono la dimostrazione del nostro “egoismo”,pensiamo a noi, non alla sofferenza che porta la persona affetta dalla malattia ad avere certi comportamenti e le passiamo il messaggio di essere sbagliata-cattiva, instillando in lei ulteriori e inutili sensi di colpa.
Potremmo invece dirle:
- Non capisco quello che ti sta succedendo, ma ti voglio bene e ti starò vicino sempre. Aiutami a capire.
- Fermiamoci e proviamo a ripartire insieme
- Parlami,sono qui e ti voglio ascoltare
- So bene che non hai scelto di ammalarti
- Cerchiamo insieme un modo per farci aiutare
- Se qualche volta mi arrabbio, è perché questo “disturbo” mi stanca, non sono arrabbiata con te ma con la malattia
Ci sono poi frasi che tendono a sottovalutare lo stato d’animo o le ragioni che hanno contribuito a questo malessere.
Queste possono provocare reazioni aggressive e di allontanamento, perché queste sono le reazioni umane di chi vive una grande sofferenza e nel momento in cui (con difficoltà) riesce ad aprirsi e a esprimere il proprio dolore lo vede sminuito se non addirittura deriso.
- E’ tutto nella tua testa
- Ma smettila di lamentarti di tutto e di tutti.
- C’è chi sta peggio di te
- Come al solito ti piace esagerare
- Ma quanto sei pesante
- Non hai nessun motivo per sentirti così
- Capita a tutti di essere un po’ depressi, prova a svagarti
- Sorridi e il mondo ti sorriderà
- Non puoi stare a piangerti addosso, devi reagire, fammi vedere che ce la fai.
Potremmo invece dirle:
- Non riesco ad immaginare come ti possa sentire e quanto sofferenza ti porti dentro, ma non mi escludere permettimi di starti vicino.
- Raccontami cosa ti fa così tanto soffrire
- Non ho le parole ma ti voglio abbracciare
- So che stai facendo un grande lavoro, e sono contenta/oche tu ce la stia mettendo tutta.
Potremmo riportare infinitefrasi che escono di bocca a genitori impauriti, nervosi, e stanchi per non vedere una via d’uscita, frasi che arrivano ai nostri figli come giudizi, accuse o addirittura disinteresse con il risultato di farli sentire ancora più soli e di allontanarli da noi e dalla vita.
Ma ricordiamoci sempre che siamo umani, che ci è concesso sbagliare, non ci colpevolizziamo inutilmente; non serve; non aiuta.
Aiuta invece capire e riflettere su cosa poter fare per essere persone migliori oltre che genitori migliori.
Allora decidiamo che nelle nostre parole ci deve essere sempre il seme della speranza per aiutarlia non scoraggiarsi, la comprensione e la pazienza per dimostrargli il nostro amore e l’attenzione per ogni piccolo passo che conduce ad un cambiamento.
Vi lasciamo con una domanda che puntualmente un nostro medico ci ri-propone:
“ Siete sicuri che i vostri figli sappiano quanto bene gli volete?”
Ecco, forse è questo l’obiettivo che deve guidare la scelta delle parole,forse, se teniamo bene in mente questa domanda troveremo le parole giuste e il loro peso contribuirà a spostare la bilancia verso la guarigione delle nostre figlie o dei nostri figli e dell’intera famiglia.