Forse oggi ricordo, forse domani dimenticheró.
Desideravo.
Volevo un’anima pulita, senza graffi, insulti e derisioni.
Volevo un corpo vuoto, una linea retta che puntasse al cielo, forse è lí che aspiravo ad arrivare.
Desideravo.
Chiedevo a Dio di prendermi con se.
Piangevo senza motivo.
Ma un motivo c’era.
I motivi, c’erano.
I motivi ci sono, e ci saranno anche domani.
Desideravo.
Tagli, scarti, vendette, bruciature, repulsioni, ricatti, pugni nello stomaco.
Per esistere.
Per non esistere.
Per la rabbia di esserci ancora e per il dubbio di poterlo pensare anche domani.
Quanti digiuni. Quante abbuffate. Quanti tentativi di vomito mai riusciti.
Il dolore di un’azione.
O di una non azione.
Quante architetture nel cibo.
Quanta sofferenza nel cibo.
Quanto amore nel cibo.
Domani. Dopo. Tra poco. Adesso.
Rimandando, il momento è giunto ed io, pur non essendo pronta, lo sono stata.
Il corpo ha deciso. Per me. Tra sconforto e delusione, le mie mani, senza la mia mente, hanno ripreso le redini e mi hanno portato in un posto vecchio, che avevo già abitato, ma che, in fin dei conti, era nuovo.
Benché io fossi ancora diversa, ammaccata, triste e sola, sono arrivata a pensare che ce la facevo. Per una volta forse ce la fai, mia Giulia.
Tutto passa?
Tutto è passato, o quasi.
Ogni mattina, appena sveglia e a stomaco vuoto, fumo una sigaretta.
Per sentire ed ascoltare la nostalgica sensazione dell’anoressia.